Storytelling Chronicles #2 Idol e pregiudizi di Silvia Bucchi

 



Torno con la rubrica ideata da Lara de La nicchia letteraria. Ecco la lista di tutti gli elementi che dovevamo inserire nei racconti. 

1. Citare il colore rosa (Susy).

2. Inserire una moto o una macchina di quelle fighe e veloci (Christine).

3. Deve esserci un elemento fantasy/sovrannaturale (Anne Louise).

4. Inserire un animale domestico (Tania).

5. Aggiungere un riferimento alla Corea del Sud (Silvia).

6. Un personaggio deve essere minorenne (Catia).

7. Qualcuno deve avere gli occhi azzurri (Federica).

8. Uno dei giorni nell'arco dei quali si dipana la storia, deve prevedere la pioggia (Martina).

9. In qualche modo (che sia detto esplicitamente da qualcuno, che sia specificato in una locandina vista per strada, che sia indicato da un libro sul comodino o in qualsivoglia modalità a vostra scelta) deve esserci un riferimento al passato, inteso come periodo storico o come background di uno dei personaggi (Stephanie).

10. Inserire una foresta o un bosco (Roberta).

11. Deve essere citato il dolce preferito del/della protagonista (Giusy).

12. Bisogna scrivere un massimo di 5000 parole (Lara).


Novembre 2024

Titolo: Idol e pregiudizi

Autrice: Silvia Bucchi

Mi riparo sotto l’ombrello e sbuffo. Ho perso l’autobus per un soffio e ora sono qui, in attesa, sotto la pioggia. Picchietto il piede contro l’asfalto, mentre asciugo il sudore dalla fronte. La maledetta stagione delle piogge con la sua umidità… Detesto le giornate umide e piovose che affliggono Seoul da fine giugno.

Come scorre veloce il tempo… Solo ieri era maggio e i petali di ciliegio si riversavano sui marciapiedi in un manto rosa. Rosa come il mio colore preferito. Trascorro le mie giornate a curare la reputazione degli idol e a renderli la perfetta carne da macello dei miei capi. Intanto la vita scorre fuori da queste quattro mura e fugge via… Prima che io possa goderne.

Proprio in quel momento una Mercedes-Benz S-Class si ferma accanto al marciapiede. Il semaforo rosso ha arrestato la sua corsa proprio davanti ai miei occhi. Il finestrino oscurante dalla parte del conducente viene abbassato e il volto sorridente del manager Park Jinseok fa capolino.

«Annyeonghaseyo, Han Soojin» Mi saluta e io rispondo con un inchino. Lo ammiro molto perché credo che non riuscirei ad avere la sua pazienza davanti alle bizze di Kim Josoo, l’idol del momento, che di sicuro starà sonnecchiando sul sedile posteriore. Il vetro è oscurato ma mi sembra quasi di vederlo. Le spalle larghe appoggiate sulla spalliera, le palpebre seriche socchiuse e quei lineamenti delicati rilassati nel sonno. Scuoto la testa. Non devo pensare a lui, non dopo quello che è successo questa notte.

«L’hai sognato perché ti piace» ha insinuato Stella, la vicina italiana, scrutandomi con quei suo enormi occhi azzurri resi ancor più profondi da quelle perfette doppie palpebre che io ucciderei per avere. Piacerà forse a lei, visto che ha i suoi poster in camera, ma di certo non a me che della realizzazione di quegli stessi poster devo occuparmi.

Nel sogno ero in una foresta e all’improvviso un gumiho ha iniziato a seguirmi. Correvo e cercavo di fuggire, ma lui era sempre lì, dietro di me.  A un certo punto sono caduta e la volpe a nove code mi ha raggiunto. Sono rimasta a terra, tra gli alberi di pino rosso, mentre mi accarezzavo il ginocchio che pulsava. All’improvviso qualcuno mi ha offerto la mano. Il gumiho si è trasformato in un ragazzo alto, con le spalle larghe e la vita sottile… I lineamenti del viso erano delicati e sotto le palpebre seriche due occhi scuri a mandorla mi guardavano con preoccupazione. La volpe si è trasformata in Kim Josoo.

«Stai bene, jagiya?»  Mi ha aiutato ad alzarmi e mi ha stretto forte a sé. Quando ci siamo staccati, mi ha accarezzato il viso con il pollice. Poi si è concentrato sulle labbra. Il cuore era un martello pneumatico e non riuscivo a fermarlo. Non smettevo di sorridere e sembravo un’ebete. Non sentivo nemmeno più il dolore al ginocchio… Stavo avvicinando le labbra alle sue quando…

Crack un rumore mi ha fatto balzare sul letto, riportandomi alla realtà. Il vaso che mi aveva regalato la nonna era a terra, ridotto in mille pezzi. Mongi, l’autore di quel disastro, ha iniziato a miagolare e poi è balzato sul materasso.

«Sei davvero una piccola peste» l’ho afferrato e accarezzato.

Mongi… Sogno. Che sia stato lui a procurarmi quell’incubo? Non può essere certo piacevole essere la jagiya di Kim Josoo, no?

Sapevo quale era il motivo di quella esperienza onirica. La campagna di lancio del drama Il mio fidanzato è un gumiho è stata affidato al mio team. Per settimane ho inviato alle riviste e alle blogger tutto il materiale promozionale. Ho persino impiegato tutta la notte per preparare le risposte alle domande alle quali avrebbe dovuto rispondere Kim Josoo durante le interviste con la stampa. Quell’idiota mi aveva giurato di seguire alla lettera le mie indicazioni e poi aveva fatto di testa sua e il capo mi aveva ripreso.

In ufficio sono arrivata con cinque minuti di ritardo, ma nessuno ha fatto caso a me. Tutti erano euforici per gli ottimi risultati della prima puntata de Il mio fidanzato è un gumiho. Mi siedo al mio posto e cerco di scrivere delle e-mail.

 «Annyeonghaseyo, Noona» una voce squillante mi fa sobbalzare. Un ragazzo con i capelli corti e rosa mi fa l’inchino e poi mi regala un sorriso.

Si tratta di Seojin, un idol che ha debuttato da poco e che ha ottenuto un ruolo secondario in Il mio fidanzato è un gumiho. Scuoto la testa e sbuffo. Per quale motivo non ho sognato lui, invece di quel presuntuoso?

Il ragazzo ha con sé una piccola confezione trasparente che mi porge con entrambe le mani

«Sono per ringraziarti, Noona. Hai fatto tanto per me.»

Una lacrima mi scorre sulla guancia, quando mi rendo conto che al suo interno ci sono gli han-gwa, i miei dolcetti preferiti. Nessuno mi ha mai ringraziato. Tutti hanno preteso il mio aiuto oppure mi hanno rimproverato se qualcosa non andava secondo i piani dell’azienda. Quegli han-gwa per me sono oro, il dono più prezioso.

«Non dovrei dirtelo, ma nell’ufficio del tuo capo la situazione mi è sembrata tesa. Sono uscito perché mi hanno chiesto di andare via, però c’è in ballo qualcosa di importante per Kim Josoo.»

Nuovi progetti per Kim Josoo significano tanto lavoro per me. Lo credo che quel tipo mi appaia in sogno, la mia vita professionale e lavorativa dipendono sempre da lui.  Ora Kim Josoo è la stella di punta della StarWave Entertainment.

 

Lo ringrazio con un inchino e lo osservo andare via. Allegro e scattante. Eppure, la vita degli idol non è un sentiero di rose prive di spine. Quanta fatica avrà fatto per superare il periodo da trainee? Gli anni prima di un debutto, che forse non avrà mai luogo, non sono semplici. Io, invece, sbuffo in continuazione ogni volta che sono costretta a fare degli straordinari.

Sto per aprire la confezione e afferrare un dolcetto quando vengo investita dall’odore floreale di Chanel n°5. Di solito è un profumo piacevole che accarezza le narici con eleganza, ma se ne viene usato in quantità industriale, come in questo caso, l’effetto è in realtà solo una forte emicrania per le persone nel raggio di un chilometro.

Non può essere che lei, Choi Mina. Il ticchettio del tacco 12 si ferma proprio davanti alla mia scrivania.  Che cosa vorrà da me l’assistente personale di Kim Josoo?

«Buongiorno», cinguetta, mentre mi strappa gli han-gwa dalle mani senza tanti complimenti.

«Sono i dolci preferiti di Kim Josoo. Dovevo farglieli trovare nell’ufficio del direttore. Invece li ho dimenticati. Mi hai salvato la vita, Eonnie.»

Vorrei strozzarti con le mie stesse mani, ragazzina. La colpa non è di Mina, ma solo di quel pallone gonfiato.

«Uh, quasi dimenticavo. Il direttore Song vuole vederti con urgenza nel suo ufficio.»

Che diavolo sta succedendo qui? Nulla di buono, temo. Se è coinvolto Kim Josoo.

Quando apro la porta dell’ufficio del direttore Song, è davanti alla grande finestra dietro alla scrivania, con lo sguardo fisso sullo skyline di una Seoul piovosa ma sempre affascinante. Il manager Park Jinseok è seduto alla scrivania e sta consultando alcuni documenti, mentre Kim Josoo si è accomodato nel divano, con le gambe allungate in avanti. Ha gli occhi chiusi e sembra gradire il sapore degli han-gwa che avrei tanto voluto assaggiare.

Non appena entro nella stanza il direttore distoglie la sua attenzione dal panorama e mi fissa. Mi inchino.

«Si starà chiedendo perché l’ho convocata, Han Soojin.» asserisce Song Minho

Annuisco, mentre Park Jinseok mi invita a sedermi sulla sedia davanti alla sua. Kim Josoo è, come sempre, impassibile, mentre si porta alla bocca un dolcetto.

Non appena mi accomodo, il direttore riprende la parola.

«Lei ha fatto un ottimo lavoro di promozione e Il mio fidanzato è un gumiho ha ottenuto un enorme successo. Ora Kim Josoo ha ricevuto una proposta per un nuovo drama che non può davvero essere rifiutata.»

Resto immobile. Cosa vogliono da me?

«Si tratta di un drama ambientato nell’estate del 1980, a Gwangju. Il nostro Kim Josoo interpreterà un giovane uomo che cerca la fidanzata, scomparsa dopo i terribili fatti di quel lontano maggio.» Mi informa Park Jinseok.

Che cosa vogliono da me?

 

«Kim Josoo deve partire subito per Gwangju e unirsi al regista e al resto della troupe e del cast.  Però non posso accompagnarlo. Dovremo stare fuori per più di due mesi e mia moglie sta per avere un bambino.» prosegue il manager

«Congratulazioni, manager Park Jinseok.» le mie labbra, per un istante, si piegano in un sorriso. Poi, però, l’inquietudine si impossessa di me

Perché sono qui? Cosa vogliono chiedermi? Cosa c’entra Kim Josoo?

«Il manager Park Jinseok desidera che sia lei ad accompagnare la nostra stella di punta sul set, Han Soojin. Ha fatto il suo nome come sostituto temporaneo. Anche Kim Josoo è favorevole. Il modo in cui ha gestito l’incontro con la stampa per la presentazione di Il mio fidanzato è un gumiho ha colpito in positivo entrambi e io ho accettato la loro proposta. Di certo lei sarà più utile accanto al nostro Kim Josoo che qui in ufficio.»

Mi alzo dalla sedia di scatto e rivolgo lo sguardo verso il divano.  Noto che la star del momento è ancora seduta con le gambe allungate e con il pacco degli han-gwa ormai quasi del tutto vuoto, in grembo. I miei han-gwa.

Il tono del direttore non lascia dubbi. Se voglio farmi strada all’interno dell’azienda, devo accompagnare quel presuntuoso a Gwangju e occuparmi di lui.

Impassibile, piego la parte superiore del corpo in un inchino.

«Farò del mio meglio.»  Annuncio. Non permetterò a quel damerino viziato di rovinare la carriera che mi sto costruendo con sacrificio e pazienza.

Perché capitano tutte a me? Perché sono una calamita per i guai?

Tengo le mani strette sul volante e prego in silenzio. Spero di non causare un’incidente che possa in qualche modo danneggiare l’idol del momento, che ora è seduto sul sedile posteriore. Pensavo che si sarebbe addormentato oppure che avrebbe iniziato a bighellonare per passare il tempo. Invece ha tirato fuori dal suo zaino un copione e una copia di Atti Umani, di Han Kang.

Deve tenere davvero alla sua preparazione

Forse è anche più gentile del previsto, visto che finge di non far caso alle mie incertezze alla guida. Da quando mi sono trasferita a Seoul utilizzo solo i mezzi pubblici e una Mercedes-Benz S-Class è piuttosto ostica da guidare.

Mentre imbocchiamo l’autostrada, lo fisso dallo specchietto retrovisore. I miei occhi, per un istante, si focalizzano sulle sue labbra carnose che si concentrano sulle pagine del libro.

«Atti umani. Una lettura che…» Le parole escono prima che io possa trattenerle

«Che ti lacera dentro. Lo so. Uno dei miei libri preferiti della Kang.» Kim Josoo completa la frase, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Restiamo in silenzio, poi lui prosegue.

«In realtà tengo molto a questo progetto, Han Soojin. Lo devo alle vittime, ai loro familiari ancora in vita. Lo devo al mio pubblico.»

Costretta a concentrarmi sulla strada, non posso studiare il volto di lui. La sua voce, però, trema.

«Possiamo fermarci in un posto?» Kim Josoo rompe il silenzio, poco dopo.

«Dove?»

«Devo incontrare una persona speciale. Si tratta di una questione importante, altrimenti non te lo chiederei.»

Mi sta forse supplicando?

«Spero che non si tratti di una ragazza. Sai, con il date banner.» Non voglio trasformarmi in una spia e nemmeno rovinare l’amore tra due ragazzi. Detesto le regole delle grandi agenzie e delle aziende d’intrattenimento del nostro paese. Caspita, più lo conosco e più mi rendo conto che Kim Josoo non è un oggetto nelle mani delle fan e di un’industria che li vuole spolpare fino all’osso. Però devo mantenere il mio posto di lavoro. Quel posto di lavoro che mi sono sudata e per il quale ho lottato per anni.
Cosa devo fare?

«Puoi fidarti di me, Han Soojin. Non farei mai nulla che possa danneggiarti.» Asserisce Kim Josoo.

Ci fermiamo a Jeonju, davanti a un piccolo ristorante gestito da una simpatica halmeoni.

Non appena entriamo, l’anziana ci accoglie con un sorriso e poi abbraccia Kim Josoo.  Oggi è il giorno di chiusura e il locale è deserto, tutto per noi. Nessuno potrà riconoscere Kim Josoo. Per fortuna.

«Che meravigliosa sorpresa, Josoo. Quando mi hai chiamato per annunciarmi il tuo arrivo mi sono commossa. Ho iniziato a preparare i bibimbap. Poi sono andata al cimitero dal mio Tae-hyun e abbiamo parlato di te. Siamo così fieri, sai.» La halmeoni abbraccia il mio protetto. Gli occhi di Kim Josoo si riempiono di lacrime, che poi spazza via con il dorso della mano. Mentre assaporo i migliori bibimbap che abbia mai assaggiato, l’halmeoni e Kim Josoo ricordano i bei tempi. Quanta dolcezza nello sguardo di quell’idol all’apparenza tanto spocchioso.

Mentre la nonna lascia la sala e raggiunge la cucina, Kim Josoo si alza dal tavolo e si avvicina una parete dove spicca una foto. Lo raggiungo e osservo il ritratto con attenzione. L’halmeoni è di qualche anno più giovane e vicino a lei ci sono due adolescenti. Sono tutti e tre seduti al tavolo con tre enormi piatti bibimbap davanti a loro. Osservo con la coda degli occhi Kim Josoo che è ancora al mio fianco. Lo sguardo fisso su quella foto. Sono davvero lacrime quelle che stanno scorrendo sulle sue guance?

Per un attimo sono tentata di rompere tutte le barriere, tutte quelle le barriere tra idol e manager e tra estranei che fino a qualche giorno prima si erano ignorati e magari criticati in silenzio. Vorrei accarezzare quella guancia dalla forma perfetta e scacciare via quelle lacrime.

Forse sto per farlo, per gettare via la mia professionalità e ogni segno di rispetto, ma la voce della nonna che torna nella sala da pranzo mi fa sobbalzare.

«Ho preparato i miei han-gwa, Han Soojin. Josoo mi ha detto che ti piacciono molto e che è in debito con te.» La donna posa un piatto sul tavolo.

Poi tutti e tre, insieme, torniamo a sederci.

Osservo i dolci e non trovo le parole. Per una volta, io, Han Soonjin, l’addetta stampa che sa sempre cosa dire al momento giusto, non riesco a parlare.

«Grazie.» Mi alzo in piedi e rivolgo un inchino sia alla halmeoni che al mio accompagnatore.

«Come facevi a saperlo?» Inizio ad assaggiare gli han-gwa.

«Sapevo che erano tuoi. Me lo ha confessato l’assistente Choi. Non potevo dire nulla davanti al direttore e al manager Park Jinseok perché avrei causato problemi a Choi Mina. Se non avessi accettato i miei soliti han-gwa avrei destato non pochi sospetti. Non mi è sfuggito il tuo sguardo assassino mentre eravamo in quell’ufficio, Han Soojin.» Mi spiega mentre mi osserva mangiare.

Più tardi io e Kim Josoo restiamo in silenzio, seduti al tavolo, per un po’, mentre halmeoni è in cucina per preparare il cibo che porteremo con noi durante il viaggio.

«Hai notato la foto, non è vero, Han Soojin?» I suoi occhi sono una calamita per i miei. Annuisco senza pronunciare una sola parola

«La halmeoni è la nonna di Im Tae-hyun, il mio migliore amico quando eravamo dei trainee.»

«La nonna ha parlato di una visita al cimitero. Lui è…»

«Im Tae-hyun non riusciva a reggere i lunghi allenamenti, le pressioni della nostra casa discografica e la lontananza dalla sua halmeoni. Era stata lei a crescerlo dopo la morte dei genitori. Erano molto legati.» la voce di Kim Josoo trema. Poi posa la mano sul tavolo.  

«Poi cosa è successo?»

«Si era innamorato di una ragazza della nostra stessa agenzia. Anche lei una trainee. Sai cosa accade quando si viola la regola dal dating ban che ci impongono, vero?»

Annuisco in silenzio. Quanti scandali ho dovuto bloccare a lavoro in questi quattro anni alla StarWave Entertainment.

«Im Tae-hyun si è suicidato. Si è impiccato. Io invece ho resistito e ho raggiunto il successo. A volte mi sento in colpa, sai, Han Soojin. Avrei dovuto abbandonare anche io e oppormi al sistema.»

«Dubito che sia possibile farlo.»

«Ma a modo mio io ci provo. O quanto meno, quando posso voglio dire la mia, senza permettere a nessuno di suggerirmi cosa dire.» asserisce e mi fissa negli occhi.

Nemmeno a te. Non l’ho permesso nemmeno a te. Questo sembra volermi dire il suo sguardo.

Ripenso all’intervista per il lancio di Il mio fidanzato è un gumiho e alla sua determinazione a non seguire le risposte che avevo scritto per lui.

Gli sorrido e poi afferro la sua mano e la stringo forte.

«Avrei bisogno di un abbraccio, ora, Han Soojin.» Mi supplica.

Annuisco, ci alziamo e lui si getta tra le mie braccia. Un calore mi pervade. Mi sento a casa. Sento il cuore battere forte e mi chiedo se anche il suo in questo momento si sia trasformato in un tamburo. Non so cosa ne sarà di noi durante la nostra permanenza a Gwangju, ma credo che sarà un’avventura meravigliosa.

Fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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