Tra le pieghe del tempo di Lavinia Fonzi - Blogtour: La Bella Venezia - Tappa
Oggi il blog partecipa al Blog Tour di Tra le pieghe del tempo, il romanzo di Lavinia Fonzi, che ringrazio per la copia digitale in omaggio.
Eloisa e Richard non sono soli protagonisti delle vicende narrate, ma anche la bella Venezia. Volete saperne di più della città e di alcuni dei luoghi citati dall'autrice nel romanzo?
Seguitemi, allora in questa tappa del blogtour.
Eloisa ha sempre desiderato di prendere parte al Carnevale di Venezia, di vestire, almeno per un giorno, i panni di una dama del Settecento. Ospite della cugina Adele, può finalmente realizzare il suo sogno, ma non immagina che, proprio durante i festeggiamenti, un imprevisto cambierà la sua vita. Catapultata inaspettatamente nella Venezia del 1789, si ritrova ad affrontare innumerevoli pericoli, nella speranza di ritrovare il medaglione che ha reso possibile il viaggio nel tempo e che le è stato sottratto. Eloisa trova un valido aiuto in Richard Blair, un gentiluomo inglese giunto a Venezia per motivi misteriosi. Ma la ricerca del medaglione si rivela più complessa del previsto e porta i due giovani a intrecciare le loro strade con quelle di alcuni cospiratori... Misteri, avventure e romanticismo si mescolano in "Tra le pieghe del tempo", primo romanzo di una serie che racconta la storia di una ragazza dei giorni nostri che, per caso o piuttosto per destino, è riuscita a scivolare tra le pieghe della Storia.
Venezia
Le origini
Venezia non è una città che è nata, ma che si è formata nel tempo.
Quando Venezia iniziò il suo sviluppo, la laguna era composta da tante piccole isole fangose e paludose, note come Balere. Le Balere oggi determinano la forma della laguna e sono mutate nel corso dei secoli.
Come potete immaginare all’epoca, vista la loro natura inospitale, erano poco abitate: vi era una sola eccezione: l’isola di Torcello, dove sono stati trovati reperti risalenti anche al V secolo a.C. che sono stati raccolti e conservati in un apposito museo. In quest’isola vi era una comunità piuttosto fiorente.
Le città vennero pian piano costruite inserendo dei lunghi pali di legno per 7 - 8 metri nel fango. Poi una piattaforma lignea veniva posta sopra i pali, servendo da base per la costruzione di case e palazzi. La domanda che tutti si pongono, quando passeggiano per le calli di Venezia o visitano una delle isole che formano la Laguna, è la seguente: come fa il legno che è in costante contatto con l’acqua a non marcire? Questo avviene grazie al tipo di fango della laguna, nel quale i pali sono inseriti. Infatti si tratta di un’argilla densa e priva di ossigeno, che ha impedito al legno di marcire.
Durante l’Impero romano la Laguna non fu rilevante, ma la sua sorte cambiò quando cadde l’Impero Romano D’Occidente e gli scontri tra Goti e Bizantini distrussero la nostra penisola.
In tali condizioni l’Italia fu presto terreno facile per l’invasione a opera dei Longobardi. Fu allora che, in preda alla paura, le popolazioni della terraferma si trasferirono nella Laguna ( perché difficilmente accessibile, decretando la fortuna di Torcello e delle altre isole della laguna veneta. Infatti le comunità divennero sempre più grandi e si ampliarono, al punto che Torcello divenne un grande emporio, pieno di magazzini, botteghe e chiese. La Basilica di Santa Maria Assunta è di quegli anni.
La fortuna di Torcello si esaurì nel XV secolo ad opera proprio della sua grande concorrente: Venezia. La funzione commerciale dell’isola venne meno e restò viva solo per quella religiosa.
Cosa vedere a Torcello
Su Piazza di Santa Fosca si dispongono i monumenti superstiti che mostrano l’enorme legame tra Ravenna e l’isola.
Basilica di Santa Maria Assunta è la cattedrale più antica della Laguna e lo testimonia un’iscrizione posta sull’altare maggiore che ci dice che fu fondata nel 639 per volere di Esarcio, l’esarca di Ravenna. Nel 824 fu ampliata e poi in parte ricostruita nel 1008. Qui è custodito il più grande ciclo di mosaici del 1000 -1200 di tutto il Nord Italia.
Chiesa di Santa Fosca fu eretta tra l’XI e l’XII sec per accogliere le spoglie di Santa Prisca, santa originaria di Ravenna.
Murano
Murano è famosa in tutto il mondo per il vetro meraviglioso realizzato nelle sue fornaci. Attualmente nell’isola sono presenti circa 70 vetrerie. La sua origine è simile a quella di Torcello, ovvero vi si recarono le popolazioni di Altinum in seguito alle invasioni dei Barbari). L’arte del vetro si sviluppò nell'isola a partire dal 1921, quando il doge ordinò che vi fossero trasferite tutte le vetrerie presenti a Venezia.
Il motivo? Si temeva che a Venezia si potessero sviluppare degli incendi in città. Alberto Angela in Stanotte a… Venezia ci rivela un’altra spiegazione. L’arte del vetro di Venezia ha i suoi segreti ed era invidiata dalle altre città e per questo, rilegando tutte le vetrerie in un solo luogo, si cercava di preservarla. Ai Mastri Vetrai, per esempio, era vietato l’espatrio.
La struttura di Murano è simile a quella di Venezia, una sorta di Serenissima in scala minore con i suoi canali e le sue calli.
Cosa vedere a Murano? Il Museo del Vetro, la basilica dei Santi Maria e Donato e la Chiesa di San Pietro Martire.
Isola di Sant’Angelo di Contorta o della Polvere
Viene spesso citata nel romanzo e ospita scene davvero importanti al fine della narrazione: si tratta dell'isola di Sant’Angelo di Contorta o della Polvere.
All’origine vi sorgeva un monastero di monache benedettine, chiamato appunto Sant’Angelo di Contorta. Nel 1474 Papa Sisto V fece trasferire le monache del monastero in altri enti monastici sulla terraferma, fino a quando nel corso del ‘500 vi si stabilirono dei frati Carmelitani, che restarono lì per circa 36 anni, fino a quando, nel 1555, furono trasferiti altrove e sull’isola di Sant’Angelo si iniziarono a produrre le polveri per l’artiglieria della Serenissima e vi vennero stanziate anche alcune installazioni militari.
Il 29 agosto 1689 il deposito fu colpito da un fulmine e l’edificio fu totalmente distrutto e l’isola fu abbandonata per un po’. Fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, però, l’isola di Sant’Angelo mantenne la sua funzione. Poi venne abbandonata.
Interessante è la storia che circola a Venezia sul motivo che spinse le autorità ad allontanare le suore Benedettine. Sembra infatti che le mogli dei pescatori di Pellestrina e Malamocco sporsero denuncia perché i loro mariti, in cambio delle grazie delle religiose, cedessero il pescato migliore.
Santa Maria Formosa
Un altro luogo importante che viene citato nel romanzo più volte è la chiesa di Santa Maria Formosa. La chiesa fu fondata nel 639 dal vescovo di Oderzo. Si tratta, quindi, di una delle più antiche della Serenissima. Lì infatti era apparsa una Madonna con delle fattezze meravigliose dalle quali deriva il termine Formosa.
Ogni traccia di antichità nella chiesa sembra essere scomparsa. Infatti la facciata principale risale al XVII secolo, mentre l’altra a un secolo prima. L’interno, inoltre, è al XV secolo e le sue forme sono per lo più rinascimentali e dello stile bizantino è rimasto solo un pallido ricordo.
Piazza San Marco
Quando pensiamo a Venezia la prima immagine che ci viene in mente è quella di Piazza San Marco, Si tratta dell'unica piazza della Serenissima, perché tutte le altre vengono appunto denominate Campi o Campielli. La sua forma è trapezoidale, è lunga 170 metri e larga 80 ed è sempre colma di turisti.
Ovviamente anche Eloisa nel romanzo ci parla di Piazza San Marco e di tutto lo splendore che si può trovare al suo interno.
La Basilica di San Marco o la Cattedrale d’oro (denominata in questo modo per i mosaici in oro posizionati nei soffitti).
La Basilica di San Marco è la cattedrale di Venezia e fu costruita nell’828 quando le reliquie di San Marco, il patrono, tornarono in città da Alessandria D’Egitto. La struttura è un mix tra stile romantico e stile bizantino: una struttura a croce greca e cinque cupole: una centrale e quattro laterali. Nel 967 la prima struttura, che era in legno, fu distrutta da un incendio scoppiato durante una rivolta popolare contro il doge. La Basilica che vediamo attualmente risale al 1094, e per la sua realizzazione è stata presa a modello la struttura architettonica di Santa Sofia a Costantinopoli. Infatti la Basilica di San Marco, proprio come Venezia, è un crocevia tra Oriente e Occidente. L’impronta della facciata richiama all’Oriente, grazie ai capitelli e agli altri elementi decorativi importati da quei territori.
La facciata è suddivisa su due livelli: Il piano terra con cinque portali sormontati da archi, di cui il principale è in legno decorato con ottone e bronzo. Il primo piano, invece è composta da una loggia con una quadriga in bronzo, e una terrazza con quattro archi ciechi Tutti i mosaici presenti sono stati restaurati tra il XVII e il XIX secolo, tranne uno che un originale del XII Secolo: si trova sulla porta sinistra e raffigura il trasporto delle reliquie del Santo Patrono (San Marco) nella Basilica.
La quadriga in bronzo è famosissima, ma quella presente sulla facciata è solamente una copia. L’originale è conservato nel Museo di San Marco. Sulla sua sommità potrete notare il simbolo di Venezia e di San Marco, il suo patrono: il Leone Alato.
Il campanile di San Marco
Il Campanile di San Marco è la quarta torre più alta d’Italia con i suoi 99 metri. Si tratta di un monumento simbolo della città e dal quale si può godere di una vista meravigliosa. I veneziani lo chiamano in dialetto: paron de casa, il padrone di casa. Fu eretto nel IX secolo per fornire alla città una nuova torre di avvistamento, oltre a quelle presenti nel Palazzo Ducale e fu teatro di nuovi interventi nel XVI secolo. Oggi noi possiamo ammirare la sua ricostruzione perché il campanile originale crollò improvvisamente il 14 luglio del 1902.
La Torre dell’Orologio
Alla fine del XV secolo la Torre dell’Orologio fu eretta da Mauro Codussi a sinistra della Basilica ed è considerata un vero e proprio capolavoro della meccanica: il quadrante infatti non scandisce solo le ore ma anche il moto solare in relazione ai vari segni zodiacali e le fasi lunari. Inoltre davanti alla Madonna con il bambino, che sovrasta il quadrante, i Re magi fuoriescono dalla porta posizionata sulla sinistra solamente durante la settimana dell'Ascensione. Questo rende questo Orologio il più famoso al mondo dopo il Big Bang di Londra.
In alto, infine possiamo notare due Mori che battono con il martello su una campana e scandiscono in questo modo le ore.
Le Procuratie Vecchie e le Procuratie nuove
Le Procuratie vecchie sono presenti almeno dal XII secolo ma furono ricostruite nel XVI secolo. Sotto i loro portici si può trovare uno storico bar di Venezia, il Caffè Quadri. Questo locale risale al lontano 1775, quando fu aperto dal mercante veneziano Giorgio Quadri, da poco rientrato da Corfù, e da sua moglie.
Le Procuratie Nuove, invece, furono progettate da Sansovino e la loro costruzione terminò nel XVII sec a opera di Baldassarre Longhena. Anche sotto i loro portici ha sede un locale storico: il Caffè Florian. Il Caffè Florian ha attraversato più di 300 anni mantenendo intatte le sue caratteristiche. Infatti fu aperto nel 1720 da Floriano Francesconi. Ieri come oggi molti sono gli avventori celebri di questo locale: da Casanova a Goldoni, da Foscolo a Goethe, da D’Annunzio a Modignani, fino alla Regina Elisabetta II.
Il Ponte di Rialto
Il suo nome deriva da Rivus Altus (e indica una zona dove non avvengono inondazioni e quindi particolarmente adatta per il commercio) e si tratta del ponte più antico di Venezia e che permette di attraversare a piedi il Canal Grande, unendo la zona turistica del centro storico di San Marco a quella commerciare del Mercato di Rialto, mercato che risale alla fine dell’anno 1000.
Fu costruito prima in legno, ma dopo due crolli, si pensò di realizzare una struttura in pietra. Il progetto fu affidato all’architetto Veneziano Antonio Da Ponte e i lavori per la sua costruzione iniziarono solo nel 1588, dopo numerose rivolte da parte dei commercianti che temevano di vedere compromesse le loro attività. In generale i veneziani di allora erano piuttosto scettici su questa struttura e credevano che non avrebbe mai visto la luce. Sostenuto da 6000 pali di legno, il ponte è composto da una sola arcata di 28 metri, ha una larghezza di 22 metri e una lunghezza di 48.
Sono presenti delle sculture legate all’Annunciazione e allo Storia di Venezia e grazie a un’iscrizione è possibile risalire alla data della fondazione di Venezia, ovvero al 25 marzo del 421.
Il Ghetto di Venezia
Non è un caso che Eloisa e Richard si siano recati al Ghetto per trovare un negozio di pegni, infatti il prestito a pegno era, all'epoca una delle attività prevalenti in tutta Europa e per questo gli ebrei erano una presenza giustificata e radicata in città, e per questo si pensò di non espellerli dalla zona, ma di chiuderli in un’area ristretta della città.
Il ghetto ebraico prese forma nel 1516, dopo che il governo della Serenissima stabilì che le case del Ghetto Nuovo fossero completamente svuotate e che vi venissero alloggiati tutti gli ebrei della città, costretti a pagare un affitto superiore ai proprietari rispetto agli affittuari cristiani. Le porte che delimitavano il ghetto sarebbero state aperte alla mattina, per permettere soprattutto ai commercianti e agli uomini d’affari di portare avanti quei commerci così utili per la città, e chiuse a mezzanotte. Tale compito era affidato a quattro custodi, rigorosamente cristiani che dovevano risiedere nel ghetto e stipendiati dagli ebrei stessi.
Veniva insomma istituito un vero e proprio coprifuoco, al quale non erano soggetti i medici, i cui servizi potevano essere richiesti di notte e in altre zone della Serenissima.
L’altezza delle case presenti nel ghetto è insolita e me ne accorsi durante la mia visita in città. Le abitazioni possono raggiungere fino a sette piani, questo perché si dovettero accogliere più di 5000 persone, in uno spazio angusto. La parte più antica del Ghetto è il Ghetto Nuovo del 1916, che sorse nella zona delle fonderie più recente, (particolare da cui deriva il nome.) poi il Ghetto Vecchio (dal 1541 al 1589) nell’aria delle antiche fonderie e poi il Ghetto Nuovissimo del 1633. Nel Ghetto Vecchio si possono trovare la scuola ebraica e levantina; invece nel Campiello del Ghetto Nuovo sorge il Museo ebraico, che mostra l’arte ebraica degli anni della reclusione.
Gli ebrei furono isolati dal 1516 al 1797 e quello di Venezia è il più antico d'Europa. Il termine Ghetto ha una dubbia origine, ma potrebbe derivare dalle antiche fonderie, la zona dove sorse, come abbiamo visto.
Durante l’occupazione nazista della città, gli ebrei del ghetto ebraico di Venezia furono rastrellati nella notte tra il 7 e l’8 dicembre del 1943. Di 254 persone tornarono a casa solamente in 8.
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